Perfect Days narra la quotidianità di un eroe mite. Hirayama è un uomo di mezz’età che lavora come addetto alle pulizie presso un’agenzia di Tokyo: si desta quando è ancora notte e raggiunge la città al suo risveglio, mentre il traffico inizia ad accumularsi nella capitale e le irradiazioni dell’alba tinteggiano progressivamente un blu punteggiato di insegne, veicoli, lampioni.
Hirayama conduce il suo lavoro in coppia col giovane Takashi, insieme puliscono i bagni pubblici della metropoli. Takashi non comprende la cura che il più anziano collega riversa nel compimento del suo servizio: perché pulire con tanta scrupolosità quei bagni, se tanto alla fine li torneranno a sporcare? Il protagonista, al contrario di Takashi, trae senso dalle ciclicità che lo circondano e che raffina con la stessa cura che dedica al suo mestiere.
Ogni giorno si ripete, inizia con un album su cassetta e si conclude con un romanzo, e ciononostante nessuno è uguale a sé stesso; Hirayama ne traguarda il senso tra filigrane e trasparenze: quelle degli alberi che filtrano la luce e creano forme, la pellicola su cui fissa una collezione d’immagini con una macchina fotografica tascabile, i sogni frammisti ai ricordi che ne intervallano le notti. La vita dell’uomo non è contrassegnata da un riflusso nelle piccole cose, ma dalla capacità di riconoscervi un senso; Hirayama sembra aver fatto silenzio intorno a sé, traendone la possibilità di distinguere suoni precedentemente confusi nel frastuono, e quindi riuscendo a sua volta a risuonarne.
Wenders non mette in scena la fiaba di un uomo disincarnato, Hirayama risponde agli imprevisti nelle sfumature che gli corrispondono: coglie e trapianta con trasognata dolcezza un germoglio scovato tra le radici di un albero, accoglie non senza impacciatezza la nipote in fuga dalla madre, si rattrista dinanzi ad un amore che sembra sfumare alla presenza di un altro uomo.
Il regista tedesco si sottrae alla tentazione di condurre un’istruttoria contro il mondo contemporaneo e la frizione tra la vita del protagonista ed un mondo sovraffollato di sollecitazioni è rimandata a chi guarda: nel momento in cui ci si compiace della mitezza e della frugalità di Hirayama, fioriscono spontaneamente gli interrogativi rispetto alla sovrabbondanza senza destino che segna molte delle nostre vite.
fotogrammi da “Perfect Days”, Wim Wenders, 2023