L’intimismo di André Kertész nelle sale torinesi di CAMERA

Andre Kertesz fotografia
Bambini che guardano con stupore la mia macchina fotografica, affascinati dall’immagine capovolta

Tra le rassegne fotografiche più interessanti dell’autunno, in scena fino ai primi mesi del 2024, spicca la grande antologica dedicata a uno dei maestri della fotografia del XX secolo, André Kertész, nato a Budapest nel 1894, giunto in Francia nel 1925 e trasferitosi infine negli Stati Uniti nel 1936, dove morirà nel 1985.

Ospitata nelle sale espositive torinesi di CAMERA, Centro Italiano per la Fotografia, la mostra ripercorre con oltre centocinquanta immagini l’intero iter creativo del fotografo.

Andre-Kertesz mostra fotografica camera torino
Il fauno danzante

André Kertész. L’opera 1912-1982

Realizzata in collaborazione con la Médiathèque du patrimoine et de la photographie (MPP) di Parigi – Istituto del Ministero della Cultura francese che conserva gli oltre centomila negativi e tutti gli archivi donati dal fotografo allo Stato nel 1984 – André Kertész. L’opera 1912-1982 segue le tappe biografiche dell’autore, a partire dalle prime fotografie amatoriali scattate nel suo paese d’origine e durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. In questi anni, Kertész affina il suo sguardo e già mostra la capacità di trasformare la quotidianità in immagini sospese tra sogno e apparizione metafisica, come accade nel “Nuotatore” e nei primi di una lunga serie di autoritratti.

Si passa poi alle celebri icone realizzate nella Parigi capitale del mondo culturale degli anni Venti e Trenta: le strepitose nature morte realizzate nello studio del pittore Piet Mondrian; i ritratti di personaggi che hanno fatto la storia della cultura e del costume del Novecento, dal regista Sergej Ėjzenštejn alla musa Kiki de Montparnasse allo scultore Ossip Zadkine; le scene di strada, diurne e notturne, i luoghi dove Kertész cerca, secondo le sue stesse parole, “la vera natura delle cose, l’interiorità, la vita”, realizzando immagini che hanno contribuito in maniera decisiva alla creazione del mito della capitale francese nella prima metà del secolo. Infine, le “distorsioni” – giochi nati dagli specchi deformanti dei baracconi del luna park – che lo hanno reso una figura di primo piano anche nell’ambito surrealista.

Andre Kertesz mostra a torino
Danzatrice satirica
Studio con una forchetta
Andre-Kertesz.-Polaroid
Polaroid

La mostra fotografica sull’ungherese André Kertész raccoglie inoltre le opere appartenenti al periodo trascorso al di là dell’Oceano, in un clima culturale profondamente diverso: le immagini di questi anni dimostrano infatti come da un lato Kertész continui la sua ricerca ritornando sugli stessi temi, dall’altro evidenzia l’effetto che le nuove architetture, i nuovi stili di vita, i nuovi panorami cittadini hanno sulla sua fotografia. Di questi scatti sono protagonisti il porto di New York, lo skyline della Grande Mela o ancora le immagini della casa dell’architetto Philip Johnson.

Il Daisy bar
La lezione di musica
Meudon

Il fotografo André Kertész

La vasta opera di Kertész, considerato oggi uno dei maggiori fotografi del Novecento, copre un arco temporale che oscilla tra il 1912 al 1984 e affonda le sue radici nella cultura ungherese, contemplando sia composizioni segnate dall’influenza delle avanguardie, in particolare dell’Europa orientale, sia scatti dall’approccio intimista.

La stretta interconnessione tra attività fotografica ed editoriale che ne ha accompagnato tutta la vita è all’origine di un racconto per immagini che riflette il periodo tra le due guerre in Europa e i quarant’anni trascorsi dall’artista negli Stati Uniti. Le prime esperienze in Ungheria rappresentano una tappa fondamentale nella carriera di Kertész, la cui fotografia realista prende le distanze dal pittorialismo dominante tra i colleghi ungheresi della sua generazione. Arruolato nell’esercito austro-ungarico allo scoppio della Prima guerra mondiale, il giovane fotografo ritrae la vita quotidiana dei soldati sviluppando una poesia dell’attimo, poco interessata agli aspetti eroici o drammatici del conflitto. Terminata la guerra, Kertész decide di fare della fotografia la sua professione. Nel 1925 arriva a Parigi in cui lavorerà come ritoccatore all’Atelier Moderne e pubblicherà le prime fotografie sulla rivista “Art et industrie”. Frequenta gli ambienti dell’avanguardia, fotografa i suoi amici ungheresi, gli studi degli artisti, le scene di strada, i caffè e i parchi parigini.

In seguito all’esposizione delle sue immagini nel ’27 alla galleria “Au Sacre du printemps”, la sua crescente notorietà gli aprirà le porte a collaborazioni con diverse pubblicazioni francesi e tedesche. Tra il 1932 e il 1933, realizza la celebre serie delle Distorsioni in cui i corpi nudi di due modelle si riflettono in uno specchio deformante.

Nel 1936, con in tasca un contratto dell’agenzia Keystone emigra negli Stati Uniti, dando inizio alla sua collaborazione con le riviste del gruppo editoriale Condé Nast. Nel ’45, pubblica “Day of Paris” in cui ci restituisce un ritratto della Parigi degli anni Trenta. A partire dal 1962, Kertész assiste al riconoscimento della propria opera da parte delle istituzioni e del grande pubblico: si susseguono le esposizioni alla Biennale di Venezia, alla Bibliothèque nationale de France o al Museum of Modern Art di New York. L’artista torna di frequente a Parigi che continuerà a fotografare fino al 1985, anno della sua morte, e che costituisce per lui una consistente fonte d’ispirazione, proprio come il contesto cittadino in generale, al centro di alcune sue pubblicazioni come “Sixty Years of Photography” (1972), “J’aime Paris” (1974) o “Of Paris and New York” (1985).

ph. © Donation André Kertész, Ministère de la Culture (France), Médiathèque du patrimoine et de la photographie, diffusion RMN-GP