Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini a Triennale Milano

Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini

Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain inaugurano un doppio tributo ad Alessandro Mendini, figura poliedrica che ha lasciato un’impronta significativa nel panorama dell’architettura, del design e dell’arte contemporanea del XX e XXI secolo. Un omaggio articolato in due progetti distinti, ospitati presso il Palazzo dell’Arte, sede della Triennale: dal 13 aprile al 13 ottobre, il Cubo accoglie la retrospettiva intitolata “Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini”, ideata in collaborazione con l’Archivio Alessandro Mendini e curata da Fulvio Irace, con un allestimento firmato da Pierre Charpin; simultaneamente, nell’Impluvium, dal 16 aprile al 16 giugno, viene presentata l’installazione “What? A homage to Alessandro Mendini” di Philippe Starck.

Entrambe le iniziative prendono vita grazie al legame profondo che sia la Triennale che la Fondation Cartier hanno mantenuto con Mendini nel corso degli anni. Tra le opere realizzate dall’architetto presso la Triennale, spiccano l’installazione “Architettura sussurrante” nel 1979 e la mostra “Quali Cose Siamo” nel 2010. Anche il “Teatro dei Burattini” del 2015, progettato in collaborazione con il fratello Francesco, trova posto nel giardino della Triennale. La mostra “Fragilisme” del 2002 alla Fondation Cartier ha inoltre contribuito a definire uno dei concetti chiave del pensiero di Mendini.

Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini

Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini

L’esposizione si propone di restituire il punto di vista di Mendini sul mondo, evidenziando la sua empatia verso gli oggetti quotidiani e il potere della poesia nel trasformare l’ordinario in straordinario.

Dalla sezione “La sindrome di Gulliver” che espone oggetti fuori scala tra cui la Poltrona di Proust e la Petite Cathédrale, fino a “Stanze” che presenta ambienti immersivi in cui si accumulano citazioni, ricordi, sogni e incubi, passando per “Radical Melancholy”, dedicata agli anni del radical design, i sei nuclei tematici che compongono il percorso espositivo rappresentano i diversi momenti storici e i fili conduttori della ricerca di Mendini, creativo dalle molte sfaccettature che il titolo stesso Io sono un drago mira a sottolineare, prendendo ispirazione da uno dei suoi più significativi autoritratti.

Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini

Completano la mostra un documentario realizzato da Francesca Molteni sulla vita e l’opera di Mendini, proiettato nella sala cinema, e una selezione di pubblicazioni storiche su di lui esposte nello spazio Cuore, nuovo centro studi, archivi, ricerca di Triennale. Nel giardino è infine presente la bandiera creata dall’artista per il progetto “Draw me a Flag”, installazione di 81 bandiere su idea di Christian Boltanski del 2018.

Alcune sue opere, prima di tutte la Poltrona di Proust, sono diventate – racconta Fulvio Irace – icone e paradigmi di un’idea di progetto che rifiuta le barriere disciplinari, i confini tra bassa e alta cultura, le distinzioni di scala, per accettare la sfida dell’ibridazione, della contaminazione e della trasgressione semantica. Altre – come il cavatappi Anna G. per Alessi – son divenute popolari come versioni postmoderne di un eterno Pinocchio: burattini animati da un’ironia benevola e affabulatoria che restituisce un ruolo da protagonista anche all’oggetto banale. Molte – di cui purtroppo rimane solo il ricordo – hanno segnato invece momenti di alta anche se effimera tensione, concretizzatasi in più occasioni nel format della performance: la serie, ad esempio, delle “stanze” (tema su cui la sua riflessione ha assunto i toni di un trattato filosofico sulle incertezze dell’abitare) o l’irripetibile azione drammatica del “mobile infinito” con la regia dei Magazzini Criminali, hanno lasciato tracce nell’immaginario le cui scorie si sono depositate in sparsi, solitari frammenti.

Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini
Alessandro Mendini, Francesco Mendini Groninger Museum, Padiglione di Arte 1500-1950, progetto non realizzato di Frank Stella. Disegno di Claudia Mendini. Foto Archivio Alessandro Mendini
Interno di un interno. Mobili e oggetti Proust in una stanza, Spazio Dilmos Milano, 1991. Foto Emilio Tremolada – Archivio Alessandro Mendini
Valigia per ultimo viaggio. Foto Alessandro Mendini – Archivio Alessandro Mendini
Io non sono un Architetto sono un Drago, 2006. Archivio Alessandro Mendini

Alessandro Mendini

Nato a Milano nel 1931, è stato uno dei teorici e promotori del rinnovamento del design italiano.
Interessato a scrivere e a teorizzare, oltre che disegnare, ha diretto le riviste “Casabella” (1970-1976), “Modo” (1977-1981) e “Domus”(1980-1985; 2010-2011). Ha realizzato un mondo fiabesco di oggetti, mobili, ambienti, pitture, architetture. Ha collaborato con compagnie internazionali ed è stato consulente di varie industrie, anche in Asia. Membro onorario della Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, gli sono stati attribuiti tre Compassi d’Oro per il design (1979, 1981, 2014), ed è stato insignito delle onorificenze Chevalier des Arts et des Lettres in Francia, Architectural League di New York e l’European Prize for Architecture 2014 a Chicago. Ha ricevuto quattro lauree Honoris Causa a Milano, a Parigi, a Wroclaw in Polonia e a Seoul in Corea. Il suo lavoro sembra avere due anime: una solitaria e introversa e una votata all’attività di gruppo. Ha fondato l’Atelier Mendini nel 1989 insieme al fratello architetto Francesco Mendini con cui ha progettato il Museo di Groningen in Olanda, le Stazioni dell’Arte della Metropolitana di Napoli in Italia e edifici pubblici e privati in Europa e in Asia.

Alessandro-Mendini
ph. Ambrogio Beretta

ph. allestimento mostra: Delfino Sisto Legnani – DSL Studio – © Triennale Milano