Amburgo, estate 1987. I bagliori di variopinte giostre lambiscono, tra stupore e sorrisi, una folla incuriosita di visitatori. Hanno la possibilità di toccare con mano l’arte icastica più significativa del periodo, diventata icona mondiale per la sua forza espressiva e concettuale. Di divertirsi al ritmo dei Radiant babies di Keith Haring, salire sulla ruota panoramica che ospita gli irriverenti soggetti di Basquiat e giocare tra gli hockneyani “alberi incantati” cinti da colori primari.
Nasce così la storia di Luna Luna, il primo parco divertimenti artistico che trentasette anni fa apriva con fierezza le sue porte in Germania per volontà del poliedrico showman austriaco André Heller. Fondendo il format di un luna-park tradizionale della prima metà del Novecento con l’allure di un museo d’arte, questo curioso complesso sperimentale comprendeva attrazioni, installazioni interattive, performance e giochi creati dagli artisti più acclamati dell’epoca, tra cui Sonia Delaunay, Salvador Dalí, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, David Hockney, Rebecca Horn e Roy Lichtenstein, con l’idea visionaria di un’arte partecipata, accessibile e scanzonata, presentata in forme non convenzionali e alla portata di chiunque normalmente non la cercasse in contesti prevedibili.
Il parco ha infatti vantato la collaborazione radicale e senza precedenti tra artisti provenienti da un’ampia rosa dei principali movimenti artistici dell’epoca, dall’Espressionismo astratto all’Art Brut, dal Dada a Fluxus e ancora Neoespressionismo, Nouveau Réalisme e Pop Art, Surrealismo e Azionismo viennese, arruolati con l’intento di forgiare un’opera collettiva sotto un’unica bandiera internazionale, guidati dal linguaggio universale della creatività.
Un’intuizione questa, su cui dopo sole sette settimane dal debutto si spensero i riflettori a causa di un cambio di proprietà che trascinò il parco in un contenzioso. Per uno scherzo del destino, i suoi tesori furono presto sigillati in 44 container e dimenticati in Texas. Le opere d’arte, tra cui la ferris wheel a grandezza naturale di Basquiat, la giostra di Haring, il Dalídom di Salvador Dalí e l’Enchanted Tree di Hockney, rimasero obliate per più di tre decenni durante i quali Luna Luna svanì, inspiegabilmente, nell’oscurità.
All’inizio del 2022, sotto l’egida dello studio creativo multidisciplinare DreamCrew, fondato da Drake e Adel “Future” Nur, l’intero contenuto dell’originario e originale luna-park fu trasportato in un magazzino a Los Angeles, dove le opere sono state accuratamente ricostruite da un team di esperti, indirizzato dalla nota conservatrice d’arte americana Rosa Lowinger e Joel Searles.
A fine dicembre 2023, le attrazioni del parco hanno rivisto la luce a Los Angeles, all’interno del rinnovato Luna Luna: Forgotten Fantasy, omaggio ai mirabilia del precursore anni ’80 con opere, strutture e vetrine multimediali di materiali d’archivio che gettano uno sguardo al suo glorioso passato e al virtuoso processo di riassemblaggio. Esteso su più di 5.000 metri quadrati sul lato est dell’eclettica “città degli angeli” e in scena fino al prossimo 12 maggio, lo show impasta storia e stravaganza, intrattenimento e insegnamento grazie al lavoro sviluppato dallo studio creativo di Luna Luna, condotto da Michael Goldberg di Something Special Studios e Charles Dorrance-King, con la curatela di Lumi Tan e del suo team, insieme alla consulente Helen Molesworth.
Rivive così il mito di quel “museo effimero” – come definito dal New York Times – che ha offerto agli artisti un nuovo mondo fantastico, non relegato in una canonica galleria, bensì in grado di reinventare il pittoresco aprendolo alla comunità.
Il parco “ritrovato”: Luna Luna Forgotten Fantasy
Attraversando una riproduzione della Dream Station gonfiabile di André Heller, i visitatori sono chiamati ad entrare percorrendo un corridoio blu notte, accolti da un video ad alta velocità che presenta il Luna Luna originale. L’esposizione è divisa in due stanze, collegate dall’arco d’ingresso monumentale di Sonia Delaunay con cartello e lampadine degli anni ‘80. Entrando nello spazio principale, sorge la giostra dai seggiolini volanti dipinta da Kenny Scharf, accompagnata dall’Albero Incantato di David Hockney e dal carosello dipinto di Keith Haring.
Accanto si trova il Palazzo dei Venti di Manfred Deix, il Carosello di Arik Brauer e gli archivi fotografici di Sabina Sarnitz, che ha documentato lo sviluppo di Luna Luna in più di diecimila fotografie in varie città dal 1986 fino all’apertura del parco nel 1987. Sulle note del leggendario Miles Davis, i visitatori vengono poi traghettati verso la ruota panoramica dipinta da Basquiat. Questa, in legno, risalente al 1933, rappresenta l’unico caso di un’opera dell’artista realizzata a distanza, in quanto dipinta da artigiani a Vienna su istruzione e disegno del noto writer.
Altre opere nello spazio includono il padiglione Dalídom di Salvador Dalí, una cupola geodetica con un interno specchiato che produce un effetto di infinità caleidoscopica, potenziato da una colonna sonora di canti gregoriani di Blue Chip Orchestra. A fronteggiare il Dalídom vi è il Padiglione di Lichtenstein, un labirinto di vetro con musiche del compositore minimalista Philip Glass. Accanto, non mancano la Cancelleria della Spazzatura di Daniel Spoerri, il Termometro dell’Amore di Rebecca Horn e la Cappella Nuziale di André Heller, dove, secondo la legge immaginativa di Luna Luna, “chiunque può sposare ciò e chiunque desideri”. Opere di Jim Whiting, Joseph Beuys e Monika GilSing completano la rassegna.