Ansa e Holappa sono i sommessi protagonisti di Foglie al vento, un film che prosegue idealmente la Trilogia dei perdenti, inaugurata da Kaurismäki nel 1986 con lo struggente Ombre nel paradiso. Holappa lavora come sabbiatore e condivide un modesto ricovero presso un pensionato con l’amico e collega Huotari; è questi che lo convince ad accompagnarlo in un locale per una serata di Karaoke. Qui, a seguito di un’improbabile performance di Huotari al microfono, avviene il primo fuggevole scambio di sguardi fra Holappa e Ansa, dove sembra già crepitare un amore spoglio ed autentico, privo di strepiti, quasi malinconico. All’indomani di quest’incontro Ansa verrà licenziata dal supermercato in cui lavora, scoperta ad aver trattenuto per sé alcuni prodotti destinati allo scarto.
Ad Holappa toccherà una sorte non dissimile, allontanato dal titolare dell’officina a causa del suo alcolismo, rivelato dagli infermieri che lo soccorrono dopo un incidente causatogli dal malfunzionamento della sabbiatrice. Entrambi reagiscono, in maniera diversa, a questo destino cainitico, e procedono ad un tango surreale in cui Ansa e Holappa si sfiorano e allontanano secondo un ritmo esile ed irregolare, dettato dall’insorgere di sventurate casualità e debolezze solo apparentemente incoercibili. Come in altri film di Kaurismäki, una serie di minuti prodigi arridono agli eroi, il cui amore resiste e filtra le asprezze, come un’erba che cresce nelle spaccature del cemento.
Compartecipe di questa fiaba è un florilegio di elementi solo a prima vista accessori: un cagnolino, interni domestici poveri e colorati, juke box e radioline che gracchiano brani nostalgici e trasmettono dispacci di guerra. Pochi sono i personaggi irrimediabilmente negativi, contraddistinti da un’adesione spietata e normativa a meccanismi di sfruttamento; a ciò l’amore di Ansa e Holappa si oppone antagonisticamente, sostenuto da un un improbabile coro di solidali comprimari.
Questa fiaba livida – sempre trapuntata di bagliori ed effusa di surreale ironia – si dipana per sottrazioni, rifuggendo ogni enfasi, in continuità con il magistero di grandi autori, tra i quali certamente Dreyer, Bresson, Ozu e Melville. La poetica di Kaurismäki rinnova il suo cimento di lumeggiare miracoli marginali e al contempo assoluti, dove la pietra di scarto si fa pietra d’angolo.
fotogrammi da “Foglie al vento”, Aki Kaurismäki, 2023