Il “lavaggio del cervello” con i buoni sentimenti: Intervista a Mr. Brainwash

intervista a mr brainwash

Thierry Guetta, aka Mr. Brainwash – colui che molti pensano essere Banksy in seguito al successo del documentario “Exit through the gift shop” candidato agli Oscar nel 2011 -, è un fiume in piena. Di una rara, autentica e vibrante energia che esprime a suon di sorrisi e tramite un’iconica poetica dei buoni sentimenti che non teme i superlativi assoluti.

Una di quelle persone “normali” – come più volte ci tiene a precisarmi con enfasi – in grado di trasmettere una potente quiete, la stessa che dice di percepire per le strade di Verona, alle cui porte realizza una delle sue prime opere europee: la facciata del Muraless Art HoteI. Il nostro incontro avviene proprio all’interno di questa struttura ricettiva che si presenta come un museo vivente di arte urbana grazie alle sue stanze tematiche firmate da cinquanta street artist di fama internazionale.

Ha appena concluso una visita della città ed è entusiasta.

Ti è piaciuta?
Decisamente! È la prima volta che vengo a Verona in tutta la mia vita ed è un grande onore per me essere qui. Conosco la storia di Romeo e Giulietta ma non avevo idea di dove fosse ambientata, così ho fatto un piccolo tour e mi è parsa davvero incredibile. Non è neppure immaginabile che qualcosa del genere possa esistere. Tutto così tranquillo e piacevole che viene voglia di passarci più tempo. In realtà l’Italia intera mi trasmette questa sensazione, ci sono così tanti posti che non si conoscono nemmeno ma che avranno sicuramente qualcosa di bellissimo da offrire.

Come il Muraless Art Hotel…potremmo reputarlo una vera e propria opera site specific?
Sì, assolutamente. Riunire così tanti artisti diversi ma tutti accomunati da un “unico amore” è già di per sé una grande opera d’arte. È questo il vero potere dell’arte, la connessione tra le persone, che diventa anche collaborazione. Quando ho saputo che sarebbero stati coinvolti circa 50 artisti italiani che avrebbero lavorato assieme per realizzare le stanze dell’hotel, ho pensato subito che fosse un’idea meravigliosa ed è proprio per questo che ho accettato di prenderne parte.
Anche se mi hanno lasciato “all’esterno!” (ride). Ad ogni modo, mi piace essere coinvolto in progetti in cui le persone fanno quello che amano, portando la propria diversità in un lavoro collettivo, aiutandosi reciprocamente per rendere il mondo migliore. È un concetto grandioso!

La street art è un linguaggio universale che non conosce confini geografici, ma da Los Angeles, dove vivi e lavori da tempo, alla campagna di Verona c’è una notevole differenza. Hai dovuto adattare la tua arte ad un contesto così diverso?
No, ho seguito il mio istinto. Non si può mai sapere dove e cosa succederà. Dopo l’incontro con l’Art Advisor Luigi Leardini, ho semplicemente pensato di realizzare qualcosa con il cuore e spero che questo venga percepito. In generale, cerco di fare tutto quello che posso per dare e trasmettere energia agli altri. Anche senza sapere di preciso come e perché, ma solo canalizzando questa forza attraverso l’arte. Venire qua di persona e vedere il risultato finale, scoprire cioè come questa energia si sia riversata sui muri, è straordinario, non trovi? L’arte è amore e libertà d’espressione ed è bellissima. Proprio come questa città.

Quindi non solo “Milan is beautiful” (titolo della prima personale italiana organizzata nel 2019 ndr)
Certo che no, anche “Verona is beautiful”. In realtà la bellezza è ovunque! Perché alla fine, la vita in sè è bellissima.

opere mr brainwash

A proposito di “life is beautiful”, i buoni sentimenti sono il leitmotiv della tua arte…
Non si tratta solo di arte, è uno stile di vita. Focalizzandoci sull’amore e sulla positività non possiamo di certo sbagliare. Per me ogni nuovo giorno è come una nuova vita che inizia, ed è proprio questo che lo rende bellissimo. Anche dietro le cose negative si nasconde un lato positivo ed è quello che mi sforzo sempre di fare, guardare oltre per trovare il buono in ogni situazione. Sono un grande sognatore e faccio accadere nella mia mente tutto quello che desidero, ma più il tempo passa più mi rendo conto che tutti i miei sogni diventano reali per davvero. Dobbiamo continuare a sognare perché ciò che desideriamo può diventare realtà ed è proprio quello che sta succedendo a me! Bisogna crederci sul serio, perché tutto è possibile.

Quindi è un “lavaggio del cervello” in chiave positiva quello che vuoi proporci? In che modo il tuo pseudonimo si lega alle tue opere?
C’è stata un’epoca in cui l’arte era troppo seria e in quel momento poteva andare bene così, ma sento che ora le persone, i bambini, tutti quanti, necessitano di messaggi positivi. Di andare avanti e sapere che andrà tutto bene, di percepire buone vibrazioni proprio come quelle che trasmettono i colori o frasi quali “Never Give Up”, “Love Is The Answer”, “Life Is Beautiful”, “Follow Your Dreams”. Non mi reputo un filosofo dell’arte, sono una persona normale, faccio semplicemente quello che amo e amo quello che faccio. Ma voglio essere il vostro brainwash. Qualunque cosa possa “lavarvi il cervello” io la farò.

Messaggi, o meglio, icone, che ricorrono anche sulla facciata di questo hotel…
Sì, perché sono parte della mia arte. Che caratterizzino la facciata di un hotel, i muri per la strada o altri luoghi non fa differenza. Sono soggetti noti a tutti voi, in tutto il mondo, iconici e rappresentativi di quello che faccio.

mr brainwash intervista

E se altri volessero “sporcarla”? Potremmo pensarla come un’opera “aperta”?
Non sono geloso del mio lavoro. L’opera è all’esterno, le persone possono fare quello che vogliono. Se qualcuno volesse disegnarci sopra qualcosa di intelligente, potrei trovarlo bello. D’altronde è una metafora di vita: le cose cambiano di continuo, a volte anche in meglio.

Street art fuori, uno stile più luxury dentro: non è una contraddizione?
No, alla fine sempre di arte si tratta. C’è arte fuori e arte dentro, arte sul soffitto, arte sui muri, arte persino sul pavimento. È arte, punto. Non ci deve interessare dov’è o in quale veste si presenta. L’arte è arte, non possiamo inscatolarla. È libertà e la libertà può trovarsi ovunque. In un museo, nella casa di qualcuno, nella metro, in un bus, per strada. Non potremo mai dire che dovrebbe stare in un posto piuttosto che in un altro, o in che modo dovrebbe starci. L’arte, in tutte le sue forme, non conosce regole.

Tanto da evolversi in continuazione…per la tua street art, ad esempio, quale futuro intravedi?
La strada è il naturale percorso di questa corrente artistica. È aperta a tutti ed è questo il suo bello. Non c’è una galleria o qualcuno che dovrà approvare quello che fai ogni volta che ti svegli, puoi fare quello che vuoi. Ma per quanto mi riguarda, la mia arte evolve, appunto, e va ovunque. Ho aperto un museo a Los Angeles, precisamente a Beverly Hills. Sono uno dei primi artisti ad aprirne uno proprio. Non voglio più essere soltanto e necessariamente “sulla strada” ma anche in altri luoghi. La “street”, comunque, rimarrà sempre una parte del mio amore.

Con il mercato dell’arte che rapporto hai?
Non mi interessa. È vero, esiste un mercato come esiste un business, ma non mi importa. Nel corso degli anni ho raccolto molti fondi, milioni di dollari, che sono serviti per aiutare circa cinquanta o sessanta associazioni. Ciò che trovo veramente importante è continuare a fare quello che amo e raccogliere altrettanto per aiutare ancora. È la motivazione che mi fa alzare la mattina, quella che mi fa proseguire. Non intendo smettere di crescere, proprio perché più aiuto e più vorrei aiutare. Non mi fermerò mai.

C’è un’opera a cui sei particolarmente affezionato?
Quella che non ho ancora realizzato. È senza dubbio la mia preferita. In generale, non mi sento affezionato a qualche opera in particolare, penso che facciano tutte parte del puzzle della mia vita. Probabilmente se mi rifacessi questa domanda in futuro, all’età di 95 anni, potrei essere in grado di risponderti ma per il momento penso ai miei lavori come un genitore pensa ai propri figli: li amo tutti.

Da Obama al Papa, che peraltro consideri un tuo grande amico, cosa ti piace o trovi d’ispirazione in questi personaggi?
Che sono persone normali. Persone che riescono a vederti dentro, capire chi sei veramente. Persone con cui si instaura immediatamente un contatto visivo, una sintonia. Proprio come è accaduto con il Papa già durante il nostro primo incontro. In quella occasione gli consegnai una scultura “Life is beautiful” tenendo in mano una bomboletta spray con su scritto “Pope” e scattai una foto: c’era l’arte e c’era il Papa…insomma una vera Pope Art! Prima di incontrarlo per la seconda volta, dissi che a quel punto avrei voluto dipingere assieme a lui. Mi hanno tutti chiesto se fossi matto, ma nella vita non otterrai mai nulla se non chiedi, e infatti il Papa accettò. Comprammo tutto l’occorrente ma alla fine lui preferì dipingere direttamente sul retro della mia giacca, fece una sorta di croce antica. La terza volta mi sono presentato con un plexiglass e gli ho chiesto se potesse disegnarmi un “corazón”. Gli ho dato il pennello ed è stato divertente, mi ha stupito perché di solito quando realizzo un cuore lo faccio in due tratti distinti, mentre lui partendo da un lato lo ha disegnato in un unico tratto. In un colpo solo ha fatto uno splendido Pope-heart! Ma negli anni mi è capitato di collaborare con tantissime personalità, da Madonna al Dalai Lama, da Jay-Z a Rihanna, arrivando a comprendere che sono semplicemente persone, proprio come tutti noi. Mi sono anche chiesto come abbia fatto ad incontrare così tanti personaggi e coinvolgere così tanta gente con il mio lavoro. Credo che la spiegazione stia nel fatto che rimango sempre me stesso.

E Banksy, cosa rappresenta per te?
Chi?…Chi?…Cosa?

Banksy…
La banca? Ah, la banca, sì. La banca applaude! Comunque non so chi sia. Francesco lo sa, devi chiedere al Papa. Lui lo conosce.