PAPOTTE, il mulino francese che diventa “abitabile”

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Il nostro obiettivo, in linea con la filosofia dei proprietari della struttura, è stato creare residenze con un’anima e una vera personalità, per concedere agli ospiti un ritorno all’emozionalità e una disconnessione totale dalla routine”.

Così, Hélène Pinaud e Julien Schwartzmann, fondatori dello studio d’architettura parigino Heju, raccontano le origini di Papotte, un complesso ricettivo comprensivo di quattro case vacanza, ricavato all’interno di un vecchio mulino riqualificato, risalente al XV secolo e situato a Bligny-sur-Ouche, nella regione francese della Borgogna.

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Un luogo intriso di storia, concepito con la massima cura per i dettagli e per il comfort in un’ottica contemporanea seppur senza tradire le origini del posto e la sua autenticità, indiscusso punto di forza di questa interessante proposta hospitality. La tenuta vanta infatti anche un grande orto, un laghetto da pesca alimentato dal fiume adiacente che attraversa l’intera proprietà, vasti campi in cui godere del relax open-air, una caffetteria e un negozio di alimentari.

A caratterizzare aree comuni e aree private è un fil rouge estetico etereo, ottenuto tramite superfici imperfette e nuance avvolgenti, dal cipria al rosso intenso passando per il terracotta, che trovano massima espressione nell’area della reception situata al centro del mulino. Progettata intorno a un gioco di scale, mezzi livelli e linee ortogonali, diventa il luogo di incontro per eccellenza, in cui un bancone rivestito con piastrelle in cotto spicca come elemento principale. 

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L’esperienza del mulino riqualificato diventa fruibile dagli ospiti in diverse declinazioni, che siano piccoli appartamenti o ampie abitazioni diffuse. Le soluzioni dalle metrature più generose sono vestite da cemento lucidato, legni scuri, marmo Botticino, ottone ossidato, arredi creati su misura incastonati in pareti che incontrano archi e accessi a rigogliosi giardini con fontana e chiosco, come in una cartolina d’epoca. Non sono tuttavia da meno le residenze più contenute, piccoli gioielli dal fascino country che ammaliano con le loro mini cucine in cui lavorare gli ortaggi raccolti nell’orto, le maioliche colorate, i legni grezzi, le terrazze sul panorama bucolico, le pareti dai rivestimenti scultorei e salottini in stile bohémien. Non mancano stoviglie e decorazioni acquistate ad hoc o rinvenute con cura da ebanisti, ceramisti, scalpellini e soffiatori di vetro della regione.

Con i suoi tanti ambienti, sempre differenti e variopinti, Papotte disvela dunque un crogiolo di scorci pittorici e atmosfere retrò, lasciando addosso a chi entra il sapore di un sogno – tutto francese – a occhi aperti, a metà tra quadri d’après nature e scenari impressionisti.

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ph. Ludovic Balay & Kate Devine