La sedia per visite brevissime (di ospiti antipatici), le scritture illeggibili di popoli sconosciuti, le cornici in gomma che si adattano a qualsiasi quadro, le macchine inutili, le sculture da viaggio, il “far vedere l’aria”.
Il mondo immaginifico, armonico e senza fratture progettato da quel “monumento vivente” di Bruno Munari viene condensato negli spazi della Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo (Parma), per celebrare la saggia levità e l’ingegno di una delle più grandi menti creative del Novecento.
La rassegna, proprio come lo stesso operato di Munari, è un invito rivolto a tutti, grandi e piccoli, alla sperimentazione dei limiti del pensiero – non solo degli oggetti – così che anche sbucciare una mela possa divenire un atto scientemente creativo, rammentandoci di come nelle cose sappiano sempre nascondersene altre.
Fino al prossimo 30 giugno, “BRUNO MUNARI. Tutto” viene così accolto a pochi passi dalle sale che ospitano opere capitali di Tiziano, Dürer, Van Dyck, Goya, Canova, Renoir, Monet, Cézanne, de Chirico, Morandi, Burri e molti altri, proponendo circa 250 opere che raccontano i settant’anni di idee e lavori – Munari aveva iniziato la propria attività durante il cosiddetto Secondo Futurismo, attorno al 1927 – in tutti campi della creatività, dall’arte al design, dalla grafica alla pedagogia.
TUTTO risponde a un metodo progettuale che si va precisando con gli anni, con i grandi corsi nelle università americane e con il progetto più ambizioso, quello dei laboratori per stimolare la creatività infantile che dal 1977 sono tuttora all’avanguardia nella didattica dell’età prescolare e della prima età scolare.
“Munari è una figura molto attuale nella società liquida odierna, nella quale non ci sono limiti fra territori espressivi. – spiega Marco Meneguzzo insigne studioso munariano e curatore della mostra – È un esempio di flessibilità, di capacità di adattamento dell’uomo all’ambiente. Il suo metodo consiste nello scoprire il limite delle cose che ci circondano e di volerlo ogni volta superare”.