
In qualità di trasposizione e rappresentazione, la fotografia crea un ponte interpretativo con la fisicità del soggetto o dell’oggetto immortalato mostrandone risvolti inediti e porgendo a chi osserva significati talvolta reconditi. Come a “restituirgli l’anima”, nelle parole di Aldo Ballo (1928-1994), noto per il suo importante contributo alla fotografia di design e pubblicitaria, la cui figura è ancora poco considerata al di fuori dei settori di riferimento.
Proprio al fotografo siciliano è dedicata la mostra COSE IN BALLO Immagini e Oggetti Anni ’50 – ’70 delle fotografie di Aldo Ballo e altri, ospitata dal 7 al 30 aprile presso la galleria Gilda&Co, nuovo spazio milanese di via Plinio, guidato dal mercante Daniele Lorenzon e dedicato al design italiano, che attinge dal ricco repertorio di Compasso – storico showroom che raccoglie il meglio del design del ‘900 – comprensivo anche di opere d’arte, documenti e fotografie.

Attraverso un’ottantina di immagini in bianco e nero affiancate dai rispettivi oggetti di design raffigurati negli scatti, l’esposizione curata dal Guest Curator Manolo De Giorgi, con progetto d’allestimento di Alessandro Pedretti, torna così a parlare di Aldo Ballo dopo la lontana mostra al Vitra Museum del 2011 e la più recente rassegna del 2024 al Castello Sforzesco, sede dal 2022 del suo archivio.
Volendo emanciparsi dallo specialismo del design, COSE IN BALLO si sofferma sulla capacità del fotografo di cogliere lo spirito dell’oggetto industriale del XX secolo tramite un uso raffinato della luce e della composizione, documentando l’evoluzione del design made in Italy del periodo, scandita da icone senza tempo, dal Dondolo Totale di Cesare Leonardi e Franca Stagi per Elco alla lampada Pileo di Gae Aulenti per Artemide. Il suo lavoro è stato pubblicato su riviste specializzate e cataloghi, contribuendo a definire l’estetica visiva del settore e, ancora oggi, la sua eredità continua a ispirare fotografi e designer internazionali.
Essenzialità e pulizia visiva, insieme al dettaglio antropomorfico, la vista di tre quarti spesso misteriosa, l’ambientazione che non sconfina mai nell’arredamento, il profilo che fa perdere materialità al mobile, sono alcuni dei leitmotiv di una ricerca attraverso la quale Ballo, punto di riferimento per designer come Aulenti, Vigo, Sottsass, Castiglioni e aziende come Artemide e FLOS, trasfigura l’oggetto industriale in un nuovo attore della cultura materiale.






Lampada da tavolo GIBIGIANA di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, azienda FLOS, 1981

Dall’alto: vaso DEMODE’ designer Sergio Asti, azienda VENINI, 1968;
poltroncina LUISA, designer Franco Albini, azienda POGGI, 1950