La Belle Époque di Alphonse Mucha e Giovanni Boldini a Palazzo dei Diamanti

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Giovanni Boldini, La signora in rosa, 1916 – Ferrara, Museo Giovanni Boldini
© Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, foto Tiziano Menabò

Dal 22 marzo al 20 luglio 2025, Palazzo dei Diamanti di Ferrara ospita un doppio appuntamento espositivo che intreccia arte, storia e fascinazione femminile: una grande retrospettiva dedicata ad Alphonse Mucha, padre dell’Art Nouveau, e una mostra-dossier su Giovanni Boldini, raffinato interprete del ritratto femminile nella Parigi fin de siècle.

Due artisti di origini lontane – il ceco Mucha e il ferrarese Boldini – ma uniti dalla comune consacrazione nella Ville Lumière e dalla capacità di incarnare l’ideale femminile della Belle Époque: elegante, emancipato, seducente e consapevole del proprio ruolo nella società. Entrambi, con stili opposti ma complementari, hanno saputo tradurre nella propria arte la bellezza e l’energia di un’epoca.

Alphonse Mucha, maestro dell’Art Nouveau

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Alphonse Mucha, Rêverie, 1897 – ©Mucha Trust 2025

Nato nel 1860 a Ivančice, una piccola cittadina morava, Alphonse Mucha raggiunse fama internazionale grazie ai suoi iconici manifesti per Sarah Bernhardt, star del teatro parigino, e ai pannelli decorativi in cui donne eteree si fondono con motivi floreali, arabeschi e simbolismi. La sua estetica, subito battezzata “style Mucha”, divenne emblema dell’Art Nouveau, portandolo nel 1900 a essere una delle figure chiave dell’Esposizione Universale di Parigi.

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Alphonse Mucha, Chocolat Idéal, 1897 – ©Mucha Trust 2025
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Alphonse Mucha, Le Arti: Pittura, 1898
Edizione deluxe, Serie di quattro pannelli decorativi- © Mucha Trust 2025

Artista poliedrico e visionario, Mucha fu non solo illustratore e pittore, ma anche scenografo, designer di gioielli, arredi e packaging, oltre che fotografo, filosofo e insegnante.

Agli albori della modernità, Mucha ne diventò eloquente interprete attraverso un linguaggio che intrecciava armoniosamente diverse influenze: i Preraffaelliti, le xilografie giapponesi, gli elementi naturali, le decorazioni bizantine e le tradizioni slave. L’approccio del maestro boemo si rivelava innovativo anche nel metodo creativo. Partendo dall’attenta osservazione della natura, l’artista integrò le nuove conoscenze scientifiche in quelle che definiva “teorie su come incantare” i meccanismi della percezione visiva.

Il suo pensiero abbracciava l’arte come motore di progresso e libertà, soprattutto per la sua patria, oppressa dall’Impero asburgico. A questo ideale dedicò il monumentale ciclo pittorico dell’Epopea slava, considerato il suo capolavoro, realizzato tra il 1912 e il 1926 dopo il ritorno in Cecoslovacchia.

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Alphonse Mucha, Les Amants, 1895 – © Mucha Trust 2025
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Alphonse Mucha, Ventesima mostra del “Salon des Cent”, 1896 – © Mucha Trust 2025

Nonostante il successo, dopo la sua morte nel 1939, Mucha fu quasi dimenticato, per poi essere riscoperto negli anni ’60, quando la cultura pop e psichedelica ne rilanciò lo stile. Artisti come Wes Wilson e Alan Aldridge trovarono nella sua arte una fonte di ispirazione per manifesti e copertine iconiche, mentre l’estetica muchaiana si diffuse nei manga, nei videogiochi, nella street art e nella moda.

La mostra di Ferrara, curata da Tomoko Sato e organizzata con la collaborazione della Mucha Foundation racconta questa parabola straordinaria attraverso 150 opere, tra manifesti, dipinti, fotografie e oggetti, svelando la modernità ancora viva di un artista capace di incantare ieri come oggi.

Giovanni Boldini, pittore della donna moderna

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Giovanni Boldini, Fuoco d’artificio, 1892-95 – Ferrara, Museo Giovanni Boldini
© Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, foto Luca Gavagna – le immagini

Nel cuore della stessa Parigi, Giovanni Boldini – nato a Ferrara nel 1842 – divenne il ritrattista più richiesto dalla nobiltà e dalla borghesia internazionale. Trasferitosi stabilmente nella capitale francese dal 1871, maturò negli anni una pittura inconfondibile, fatta di tocchi rapidi e guizzanti, che seppero catturare lo spirito delle sue modelle, restituendone fascino, status e personalità.

La mostra ferrarese, curata da Pietro Di Natale, espone oltre 40 opere, tra oli, pastelli, acquerelli, incisioni e disegni, incentrate sul tema del ritratto femminile. Un viaggio attraverso figure come la contessa Berthier de Leusse, la principessa Eulalia di Spagna, la misteriosa Signora in rosa e la musa Gabrielle de Rasty, ritratte con uno stile capace di unire mondanità e introspezione.

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Giovanni Boldini, Madame X, la cognata di Helleu, c. 1890-95 – Ferrara, Museo Giovanni Boldini
© Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, foto Luca Gavagna – le immagini
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Giovanni Boldini, La principessa Eulalia di Spagna, 1898 – Ferrara, Museo Giovanni Boldini
© Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, foto Luca Gavagna – le immagini

Le sale dell’ala Tisi si trasformano in una passeggiata nella vita e nell’atelier di Boldini, dal celebre Autoritratto a sessantanove anni al bronzo giovanile realizzato da Vincenzo Gemito. I visitatori entrano idealmente nei suoi studi parigini, immortalati in opere di forte carica autobiografica, tra cui interni e studi di nudi vibranti e raffinati.

Completano il percorso una selezione di incisioni che rivelano l’abilità tecnica e la vena più privata di Boldini, artista instancabile, capace di reinventare il ritratto e di scolpire nell’immaginario collettivo la figura della “donna moderna”.

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Giovanni Boldini, La cantante mondana, c. 1884 – Collezione Fondazione Estense, in deposito presso le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara – © Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, foto Tiziano Menabò
Giovanni Boldini, Donna in nero che guarda il “Pastello della signora Emiliana Concha de Ossa”, c. 1888 – Ferrara, Museo Giovanni Boldini – © Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, foto Luca Gavagna – le immagini
Giovanni Boldini, La “Divina” e sua madre, c. 1909-11
Ferrara, Museo Giovanni Boldini – © Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, foto Luca Gavagna – le immagini
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Giovanni Boldini, Autoritratto a sessantanove anni, 1911 – Ferrara, Museo Giovanni Boldini
© Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea

Seppur con linguaggi differenti, Mucha e Boldini sono entrambi interpreti e creatori del gusto visivo della Belle Époque. A Ferrara, le loro opere dialogano nei suggestivi spazi di Palazzo dei Diamanti, raccontando l’eleganza, l’energia e le contraddizioni di un’epoca che continua ad affascinare.