
Dove ogni vicolo racconta storie di epoche sovrapposte, il Rione Monti è un mosaico di passato e presente, popolare e raffinato. Tra palazzi che portano le tracce del Seicento e una comunità che non ha mai smesso di evolversi, questo peculiare quartiere di Roma mantiene intatto il suo spirito vivace e variegato scoprendosi culla di contesti abitativi rinnovati sapientemente nel segno della contaminazione tra antico e contemporaneo. La nuova vita di Casa Volver ne incarna lo spirito, servendosi dell’alternanza tra elementi di recupero e moderni per delineare un’atmosfera piacevolmente d’antan. Il progetto di ristrutturazione, curato dallo studio romano Punto Zero, non si limita infatti a restaurare ma rilegge lo spazio senza tradire l’anima storica dell’edificio.

L’appartamento conserva la tipica distribuzione degli spazi di un tempo, oggi trasformati secondo una nuova narrazione abitativa, compatta e coesa, dove la luce e il colore giocano un ruolo essenziale. “Due anime chiaramente differenziate: la casa ‘pubblica’ luminosa e aperta, affacciata su una piccola via del quartiere, e la casa ‘privata’ più intima, complessa e colorata, che sbircia da piccole finestre sui cortili interni e sui tetti del rione. Le ‘due case’ rimangono in connessione visiva e spaziale tra loro”, raccontano gli architetti.
Questa dualità si traduce in una successione di ambienti in cui il rigore architettonico incontra il gesto artistico. Il soggiorno accoglie una presenza inaspettata: una capsula rosa e blu, un volume che funge da studiolo e contiene al suo interno un armadio a muro e un piccolo bagno ospiti nei toni del verde. Un elemento che introduce una nota di sorpresa e di teatralità, come un set cinematografico nella casa stessa.




Proseguendo, la sala da pranzo si caratterizza per le pareti bianche e per un pavimento che è un palinsesto di memoria e attualità: cementine recuperate, smontate e rimontate si interrompono per lasciare spazio alla resina monocromatica, che segna il passaggio verso la cucina. Qui, un varco vetrato incornicia l’accesso, enfatizzato da due totem blu cobalto che custodiscono forno e frigo. “Li abbiamo denominati scherzosamente ‘Scilla e Cariddi’”, spiegano gli architetti, suggerendo un attraversamento mitologico verso il cuore operativo della casa.



La sequenza degli spazi si chiude con la camera da letto, raccolta ed essenziale nella sua zona notte, ma con un’anima più dinamica e articolata nella parte privata. Una cabina armadio funge da filtro tra il riposo e il bagno en suite, in un continuum che suggerisce un abitare fluido e senza confini netti.


Il rispetto per il pregresso dell’edificio si manifesta nella scelta di preservare e reinserire elementi originali come i pavimenti, i soffitti e le porte, che dialogano con nuove presenze architettoniche dal carattere plastico e cromatico. L’effetto finale è un amalgama vibrante, una stratificazione di segni e colori che richiama l’estetica ironica, eccessiva e nostalgica del cinema di Pedro Almodóvar.

ph. Carlo Oriente | Styling shooting Alessandra Orzali