
C’è chi considera la montagna in inverno approdo naturale ed elettivo per sciatori, un territorio di conquista tra discese e après-ski. C’è chi, d’altro canto, raggiunge l’alta quota alla ricerca di neve fuori dalla routine urbana, per crogiolarsi nel suo affascinante candore terapeutico, in ossequioso ascolto dei monti, maestri muti che, nelle parole di Goethe, fanno discepoli silenziosi. Di osservare oltre il circuito battuto dagli sci, succede persino nel perimetro di uno dei comprensori più importanti e spettacolari d’Italia, punteggiato da un centinaio di chilometri di piste e una ventina di impianti di risalita.
Così, al confine con la Svizzera, sotto le ardite pareti del Cervino, la suggestiva Valtournenche, con le sue innevate roccaforti, si svela ai puri contemplatori nella veste più intima e conturbante, esortando a una villeggiatura slow – seppur variegata e non meno coinvolgente di una sessione sciistica – declinata in sfumature esperienziali talvolta inattese.
Nel policromo mosaico di momenti, si alternano tragitti in slitta al seguito di husky siberiani, relax in chalet con vista sulle vette, ascese in funivia per ciaspolate sulle alture al fianco di guide alpine, vapori, tisane e cristalli di sale himalayano in spa e sorprendenti pasti gourmet. L’elisir di una settimana bianca che riscrive le regole: placida, ski-free, rigenerante, in luoghi in cui languire e ai quali affezionarsi.
WOOD: dal lampone artico all’alga kombu

Varcare la soglia di Wood è come attraversare un ponte tra culture, quella nordica da un lato, quella italiana dall’altro, con un accento asiatico ad arricchire il già intrigante binomio. Siamo nella diretta prossimità del centro di Cervinia, in un ristorante ricercato e accogliente, la cui proposta gastronomica trasforma una cena in un percorso avvincente tra sapori detonanti, che hanno valso di recente alla struttura la prima Stella Michelin, imprevista, seppur pienamente meritata, dalla coppia di proprietari composta dall’abile chef svedese Amanda Eriksson e dal marito sommelier Cristian Scalco.

Tra le mura di Wood – nome che richiama il legno, largamente impiegato nel progetto d’interni ed elemento che non solo definisce il paesaggio alpestre nostrano ma anche le foreste della Svezia dove Amanda ha mosso i primi passi in cucina – la giovane brigata orchestra una deliziosa sinfonia culinaria costruita attorno alla purezza degli ingredienti e all’intensità dei gusti, senza dimenticare suggestioni raccolte nei viaggi e la curiosità per l’Oriente, che affiora nell’uso inaspettato di spezie e fermentazioni. Studio, tecnica e sensibilità convergono nel piatto di salmone marinato all’alga kombu, yogurt, levistico e caviale di trota, ma anche nella renna affumicata, negli spaghetti ai porcini, shiitake e parmigiano, e nella brownie con liquirizia, zenzero e rabarbaro. A coronamento, una carta dei vini che accosta grandi etichette a scelte più insolite, con la possibilità di un servizio al calice per ogni portata.

Chamois: mobilità dolce e scorci ammalianti

A 1.815 metri di altitudine, nel piccolo comune di Chamois, il tempo rallenta e l’aria pulita invita a ritrovare il contatto con la natura incontaminata, evocata nel nome stesso del luogo, dal francese “camoscio”. Unica località sulla terraferma in Italia non raggiungibile in automobile, vi si arriva solo in funivia da Buisson, a piedi percorrendo antichi sentieri come la mulattiera “Les Seingles” o atterrando con minuti velivoli all’altiporto. Passeggiando per le sue caratteristiche frazioni, come Corgnolaz, Crépin e La Ville, si scorgono angoli pittoreschi con tradizionali case in legno e pietra che conservano intatto il fascino originario delle costruzioni valdostane, mentre la coltivazione d’orzo nei campi vicini al paese restituisce agli escursionisti una peculiare birra d’alta quota, e il Lago di Lod, a breve distanza dal borgo, risplende incastonato nella neve durante l’inverno o circondato dal verde in estate, periodo in cui musiche jazz, elettroniche e di sperimentazione risuonano tra i monti con il festival paesano CHAMOISic.
Saint Hubertus Resort: architettura d’autore e quiet luxury

Le forme organiche, sinuose, a tratti oniriche della poetica architettonica di Savin Couelle, padre dello stile Costa Smeralda, forgiano gli spazi di una gemma ricettiva immersa nella scenografica pineta di Breuil-Cervinia. Si tratta del Saint Hubertus Resort, nato dal desiderio di Elena e Federico Maquignaz di reinterpretare il concetto di ospitalità alpina con un mixage di design, comfort e servizio alberghiero d’eccellenza.

Ne risultano esclusivi appartamenti fino a 120 metri quadri, dai quali allontanarsi per un salto in biblioteca, un tuffo nella piscina con acque termali, un trattamento nella private spa, una cena al ristorante gourmet guidato dallo chef Andrea Rizzo, una degustazione in champagnerie o un fugace aperitivo al bar Ginepro assaporando Nevecrino, un metodo classico locale dal ricco perlage, che approda nel calice dopo ben 30 mesi di riposo sui lieviti, all’interno di antiche grotte colme di neve nei pressi di Villeneuve.

The Husky Experience: scoprirsi “musher”

Appena sotto il profilo delle Grandes Murailles, al dissolversi del brulichio di Cervinia, una muta di cani da slitta è pronta ad accompagnare il proprio musher lungo un entusiasmante itinerario tra balzi, curve e lievi salite sul manto nevoso. L’esperienza di sleddog al The Husky Experience ricorda i più lontani viaggi in Alaska e Lapponia, da rivivere in modo inedito sulle Alpi italiane, cullati dal solo suono dello scivolìo dei pattini e dal soffice tamburellare della corsa sulla neve. Dopo un rapido briefing sulle tecniche di guida e le norme di sicurezza, si parte al timone della slitta trainata da splendidi Siberian Husky, collaudando un’autentica e stimolante collaborazione con gli animali, affiancati da istruttori esperti che hanno fatto della passione per questi atleti a quattro zampe il proprio mestiere.

Spa Miele: abbandonarsi tra tepore e tisane

La dimensione più raccolta, quieta e avvolgente della montagna si manifesta lontano dalle piste, tra i vapori caldi e il profumo di legno della Spa Miele al Valtur Cervinia Cristallo. Qui, si coltiva il benessere attraverso un vero e proprio viaggio sensoriale che avvicenda vasche idromassaggio, sauna finlandese, biosauna e bagno turco a cascate di ghiaccio, pareti di sale e docce emozionali. Ci si concede il lusso di indugiare in un dolce defaticamento, sospesi tra massaggi su misura e infusi fruttati all’healthy corner che scandiscono il tempo con lo stesso pacioso ritmo della neve che fiocca all’esterno.


La Cresta Chalet: buen retiro con vista

Un’occhiata al roseo albeggiare che scalda il panorama dei monti, il soffio del vento di là dai vetri, il piacere del cesto della colazione ogni mattina fuori dalla porta, da cogliere e gustare nella tranquillità della propria suite. Alloggiando allo chalet La Cresta, arroccato in posizione privilegiata sopra il villaggio di Cervinia, si viene infatti accolti in un sereno buen retiro a più di 2000 metri, carezzati da un’atmosfera famigliare e informale, senza rinunciare ai servizi e agli spazi di un soggiorno d’alta gamma. Dodici gli appartamenti disponibili, tutti connotati da un design contemporaneo, con balcone affacciato sulla natura, zona giorno e cucina attrezzata, a cui si aggiungono confortevoli aree comuni in cui soffermarsi tra un’escursione e l’altra, dalla lounge d’ingresso al ristorante, passando per il bar e l’area wellness.

Rocce Nere: pit stop da gourmand

È un nome parlante e incisivo a introdurre una destinazione food irrinunciabile, direttamente calata nell’imbiancata montagna invernale. A 2545 metri e pochi passi dall’arrivo della funivia di Plan Maison, Rocce Nere incoraggia soste rinvigorenti dopo aver dismesso le ciaspole, in qualsiasi momento della giornata vi si capiti.


Per un veloce lunch break al Bar o per una pausa prolungata al Bistrot, con piatti caldi espressi e al Restaurant & Grill, per un pasto ancor più articolato, la cucina convince per la qualità dei prodotti DOP valdostani, valorizzati e abbinati con creatività dalla chef Valentina. Protagoniste, specialità come il Jambon de Bosses, i formaggi d’alpeggio e i pregiati tagli di carne frollata. Tra un boccone e l’altro, la permanenza è resa ancor più gradevole dall’increspata silhouette del Cervino scrutabile dalle vetrate, con il quale l’architettura scultorea dell’ambiente, progettata da Studio Grafitech, mira a creare un legame profondo.

