I bagliori della Ville Lumière, i suoi luoghi simbolici e i personaggi di spicco, sono eternati dall’obiettivo fotografico di Brassaï in immagini che tutt’oggi identificano il volto di una Parigi autenticamente sognante nel pieno Novecento artistico. Ungherese di nascita ma francese d’adozione, Gyula Halasz, conosciuto con lo pseudonimo che rende onore alla sua città natale Brasso, Brassaï ha scelto di dedicarsi principalmente alla fotografia attorno al 1929, solo dopo il suo definitivo trasferimento nella capitale francese.
Dalla formazione cosmopolita, intellettuale a tutto tondo, si è infatti cimentato con il disegno, la pittura, la scultura e la scrittura, trovando tuttavia nello scatto il mezzo privilegiato tramite cui comprendere e narrare il reale, epurandolo dalle consuetudini e volgendolo in qualcosa di sorprendente.
“Se tutto può diventare banale, tutto può ridiventare meraviglioso: che cos’è il banale se non il meraviglioso impoverito dall’abitudine?”
Attraverso le sue fotografie in bianco e nero, Brassaï trasforma così la notte parigina in un teatro di luci e ombre, raccontando volti e angoli pulsanti di vita, mistero e sensualità. Questa poesia urbana, che rende ogni immagine, anche la più apparentemente ordinaria, un’opera in grado di svelare storie nascoste, è nel mirino della rassegna “Brassaï. L’occhio di Parigi”, interamente dedicata al fotografo negli spazi del Museo Civico di Bassano del Grappa fino al 21 aprile 2025, con la curatela di Philippe Ribeyrolles e Barbara Guidi. Realizzata in collaborazione con Silvana Editoriale e con l’Estate Brassaï Succession, la mostra presenta circa 200 stampe d’epoca per un approfondito sguardo sulla produzione di uno dei maestri della fotografia del Novecento.
Le sue più celebri immagini, come la serie Parigi di notte e le foto che hanno ispirato la nascente poetica del Surrealismo, e quelle della serie Graffiti che hanno precorso la poetica dell’Informale e dell’Art Brut, accompagnate da una selezione di sculture, un arazzo, documenti e oggetti appartenuti all’artista, si articolano in un percorso espositivo di dieci sezioni tematiche che immergono nella variegata e sofisticata atmosfera parigina.
I vicoli acciottolati, le luci soffuse dei lampioni, i caffè e le insegne illuminate sono immortalati e restituiti a chi osserva come segni di un mondo vibrante e multiforme, popolato dalle più eterogenee figure. Da scrittori, artisti, musicisti, icone della moda e dello spettacolo, fino alle persone più umili, come i venditori ambulanti e i lavoratori delle Halles. Nelle sue passeggiate, Brassaï non si limita alla rappresentazione del paesaggio o alle vedute architettoniche, ma si avventura anche in spazi interni più intimi, dove la società si incontra e si diverte. La vicinanza al movimento surrealista e l’amicizia con Dalì, Matisse, Prevért e Picasso gli aprono infine le porte dei salotti intellettuali, permettendogli di partecipare allo straordinario fermento culturale che investì Parigi in quegli anni, ancora adesso oggetto di curiosità e incanto.