Le icone di Gebrüder Thonet Vienna nei locali cult di Milano

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Le icone dello storico marchio d’arredo Gebrüder Thonet Vienna riscoprono Milano con un progetto fotografico realizzato da Beppe Brancato nei locali cult della città. “Take me Out” immortala infatti le sedute al bancone di un bar o nella sala di un ristorante, ben calate nell’atmosfera patinata, cosmopolita e tradizionale in stile ‘Vecchia Milano’ tipica dei luoghi meneghini. Ogni pezzo diventa protagonista di una scena, all’interno di un racconto visivo che omaggia la creatività sottile, ironica e suggestiva che caratterizza Gebrüder Thonet Vienna.

Allo storico Bar di Passo del Camparino in Galleria, affacciato su Piazza Duomo, le poltrone Czech disegnate per il brand da Hermann Czech accompagnano lo spettacolo di un cocktail preparato al momento. Al piano di sopra, la sala Spiritiello ospita l’incontro tra due versioni della Magistretti 03 01 disegnata da Vico Magistretti. Le sedie – una nera, una rossa – si parlano, in un intreccio di elementi in legno curvato. E ancora, lo sgabello Cirque disegnato da Martino Gamper, viene sorpreso al bancone dai toni metallici.

In zona Porta Romana, Bar Paradiso ospitala sedia Loos Cafè Museum – disegnata nel 1898 da Adolf Loos – e allo stesso tavolo, lo sgabello basso Trio realizzato per il brand da Gamper. All’interno del locale, tra i tavoli in legno e le bottiglie di vino, la sedia Bodystuhl disegnata da Nigel Coates rivela un profilo dalle forme sinuose, accostato ai riflessi metallici degli elementi in acciaio presenti nello spazio. Appeso sotto il bancone, l’iconico bastone da passeggio prediletto dalla Principessa Sissi, e al tempo stesso sgabello pieghevole Stocksessel, disegnato da Gebrüder Thonet nel 1866.

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Gebruder-Thonet-Vienna_Take-me-out_Bar-Paradiso
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Nel cuore di Brera, il Jamaica Bar diventa ulteriore sfondo del progetto. I colori accesi rosso carminio della poltrona Loop disegnata da India Mahdavi risaltano sulle tonalità più classiche del legno del bancone, con il dettaglio materico del bracciolo che si avvolge su sé stesso a completare il quadro visivo. Appeso al muro, lo sgabello – bastone da passeggio Stocksessel, nella variante con struttura grigia. Davanti a un Milano Torino ghiacciato, i due sgabelli N. 811 disegnati da Josef Hoffmann nel 1930. Accanto al pianoforte, lo sgabello basso Trio nella colorazione bordeaux.

La natura eclettica e il design anni ’70 di Palinurobar, nel quartiere di Città Studi, accolgono gli sgabelli Trio di fronte ai dettagli old-fashioned del bancone: la nuova lettura del concetto di seduta informale viene interpretata da Martino Gamper attraverso forme geometriche e linee morbide. Davanti alla vetrina, la sedia Magistretti 03 01 torna protagonista assieme allo sgabello basso Trio bordeaux, richiamando il colore dell’iconica insegna neon a forma di bottiglia ondulata.

Appena fuori dal centro della città, lungo il Naviglio, il ristorante Motelombroso si presenta come un luogo sospeso nel tempo, sofisticato e olistico, dove l’intento è stimolare l’esperienza sensoriale partendo dal cibo. Immerso in una piccola oasi verde tra gli edifici milanesi, il ristorante sceglie la sedia a dondolo Schaukelstuhl e l’appendiabiti con portaombrelli Kleiderständer – entrambi disegnati da Gebrüder Thonet –. Risalta poi nella composizione il colore verde lime dell’imbottitura della poltrona Hideout, disegnata da Front.

Rilanciato nel 2024 come bar e insieme associazione solidale, lo storico locale La Conca situato in zona Porta Genova ha mantenuto tutto il fascino del caffè milanese unendo tradizione e modernità. I tavoli in laminato plastico verde, le lampade a sospensione e il pavimento a palladiana riescono a rievocare la nostalgia dei locali meneghini. Davanti al bancone, ecco le classiche sedie da bistrot, N. 14, disegnate nel 1860 da Michael Thonet. Nella sala adiacente, sono fotografati in un momento di svago lo sgabello N. 18 e le poltrone Wiener Stuhl, entrambi disegnati da Gebrüder Thonet e creati a partire da linee semplificate che tracciano i contorni di pezzi senza tempo.

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ph. Beppe Brancato